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Trentaquattro opere, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, che nel loro insieme rappresentano l’intero percorso di uno degli esponenti del Realismo magico, dove in ogni opera è l’assenza di coinvolgimento a scandire il tempo che non c’è, un tempo sospeso, avulso da emozioni.

Una mostra “inclusiva” che offre nuove chiavi di lettura della poetica donghiana: da un lato la ricerca delle ragioni della sua improvvisa svolta artistica negli anni 22-23 e i suoi riferimenti all’arte antica; dall’altro una riflessione sul suo modello di “narrazione gentile” della romanità e della nuova condizione di modernità borghese.

La mostra, un’approfondita retrospettiva, riporterà all’attenzione di appassionati ed esperti le opere dell’esponente del Realismo magico del secolo scorso, per ricercarne e cogliere nuove suggestioni. Classe 1897, romano, Donghi fu fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1963, un artista schivo e introverso, che tuttavia divenne noto in tutto il mondo e sul quale moltissimi critici si sono confrontati per definirne l’appartenenza culturale e classificarne lo stile. La sua è una raffigurazione della realtà chiara, gentile ma ambigua, all’apparenza semplice e decifrabile, ma che nasconde un magnetico e magico senso di aspettativa, dando all’osservatore l’impressione di poter ricevere da un momento all’altro una rivelazione che lo coinvolge o una domanda inquietante.
L’esposizione ofre diverse chiavi di lettura attraverso un percorso che riunisce trentaquattro capolavori.
I nuclei più significativi provengono dalla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, dalla Banca d’Italia, dalla UniCredit Art Collection e dalla Fondazione Elena e Claudio Cerasi, che nel loro insieme rap presentano l’intero percorso dell’artista, toccandone tutti i temi principali: paesaggi, nature morte, ritratti, figure in interni ed esterni, personaggi del circo e dell’avanspettacolo. In particolare, la mostra si pone come approfondimento di uno dei principali nuclei pittorici rappresentati nella Fondazione Elena e Claudio Cerasi, che possiede ed espone in permanenza proprio a Palazzo Merulana tre fondamentali capolavori donghiani: Le lavandaie (1922-23); Gita in barca (1934); Piccoli saltimbanchi (1938).


Antonio Donghi
La magia del silenzio

Dal 9 febbraio al 26 maggio 2024

Palazzo Merulana
via Merulana 121
Roma

A cura di Fabio Benzi