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Quando gli Houthi hanno iniziato a colpire dalle coste dello Yemen le navi in transito per il Mar Rosso, avevo previsto che prima o poi la risposta alleata sarebbe stata dura. Previsione facile? Non del tutto: è chiaro che gli obiettivi erano stati presto registrati e che le navi da guerra concentrate nella zona del Mar Rosso erano capaci di reagire se necessario. Meno chiari erano invece due elementi: la volontà di stati diversi dagli Stati Uniti e dal Regno Unito di intervenire in un altro pesante conflitto armato e la capacità razionale delle milizie Houthi di mantenere la tensione e la guerra da corsa entro confini tollerabili. Cerchiamo ora di spiegare i due concetti.

  1. Molte nazioni occidentali non sono disposte ad impegnarsi in un conflitto armato, sia per motivi politici che economici. Sono anni che Stati Uniti e Regno Unito conducono operazioni militari cercando di mettere in mezzo anche gli alleati occidentali e/o arabi, ma dire il vero con risultati alterni. Alla fine la missione nel Mar Rosso finirà come in Afghanistan, con la presenza cioè di due missioni di pace (?) parallele, una a gestione diretta NATO, l’altra sotto la bandiera delle Nazioni Unite o simili. Nel Mar Rosso questa missione di sorveglianza già esiste, ci siamo pure noi italiani, ha base a Gibuti e protegge i mercantili dai pirati somali, ma non ha mandato per compiere azioni offensive verso un altro stato, anche se lo Yemen è occupato per metà dagli Houthi, una forza armata non statuale ma pericolosa: la tecnologia permette ormai anche a formazioni irregolari poco addestrate di tirar missili e droni da distanze prima impensabili per l’artiglieria tradizionale. Che poi le milizie Houthi siano state sottovalutate è una delle tante falle di analisti politici e militari fin troppo pagati e ascoltati, ma anche disattenti.
  • 2. Sulla razionalità della condotta di una guerra c’è molto da scrivere. Ho qui sottomano “Strategia”, uno dei tanti testi di Edward Luttwack, il ben noto studioso di geopolitica (1). In sostanza l’autore dice che gli obiettivi di una guerra sono razionali e in fondo così riassumibili: impadronirsi delle risorse degli altri. Solo che fra calcoli sbagliati, pulsioni emotive (nazionaliste, religiose) e mancanza di autocontrollo da parte della classe dirigente, la condotta di una guerra può venir gestita in modo irrazionale, con risultati disastrosi per tutti. Si è visto con la maldestra “operazione speciale” di Putin, programmata in base a informazioni errate che sottovalutavano la capacità di reazione dell’Ucraina e la coesione dell’Occidente. Nel caso del Mar Rosso, nessuna formazione armata può impunemente bloccare il traffico del Mar Rosso, attraverso il quale passano ogni anno quasi 25.000 navi mercantili dirette in Europa o verso l’Asia. Ragione vorrebbe che con la guerra da corsa ci si possa accontentare di aver fatto rialzare il prezzo dei noli e delle assicurazioni navali, costringendo le economie occidentali a ritoccare gli indici di inflazione, senza tirare troppo una corda facile a spezzarsi. Bloccare o danneggiare le petroliere o le navi portacontainer costringendole a fare il periplo dell’Africa non è un’azione che l’economia mondiale possa tollerare. Analogo discorso vale per lo stretto di Hormuz che chiude il Golfo Persico e da dove passa tutto il petrolio arabo: l’Iran si è finora guardato bene dal chiuderlo, anche perché sa benissimo che la reazione statunitense sarebbe durissima. Tra parentesi, gli Stati Uniti difendono da sempre la libertà di navigazione (a differenza delle potenze coloniali europee) e infatti l’attrito con la Cina è sempre più palpabile nel Mar Cinese Meridionale. A questo proposito consiglio la lettura di un altro libro, scritto da uno storico militare inglese: La guerra e le armi nella storia d’Europa, di Michael Howard (1978). Un capitolo s’intitola “le guerre dei mercanti” e spiega l’importanza delle vie marittime nella storia del commercio mondiale e la necessità di proteggerle, ma anche di controllarle a proprio favore. I luoghi?  Sempre gli stessi: Gibilterra, il Mar Rosso, lo stretto di Hormuz, lo Stretto di Malacca, il Bosforo, il Baltico. Non dimentichiamoci che la Madre di tutte le Guerre cantata da Omero è stata combattuta per il controllo dello stretto dei Dardanelli.

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Note:

  1. Strategia. La logica della guerra e della pace / Edward N. Luttwak. Milano, Rizzoli, ed. 2020.

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