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  • di Stefania Severi

Il libro di Ezio Flammia, Splendore e vetustà della maschera di stoffa (sottotitolo: tra mito e teatro, materia e tecnica) è un volume di quasi 300 pagine, edito da Voglino Editrice (Torino, 2023). Mi preme subito sottolineare che, pur essendo un libro “scientifico”, è in realtà un libro che coniuga scientificità e piacevolezza, sia nella lettura sia nella visione delle tante illustrazioni eseguite dall’autore con una tecnica particolare, “a pettine”, usando un inchiostro denso che, tramite un piccolo pettine metallico, viene distribuito sapientemente sulla carta. È un libro pertanto unico perché è raro trovare un autore che sappia coniugare così magistralmente le conoscenze teoriche con quelle pratico-esecutive. Qualsiasi studioso della materia sarebbe ricorso ad un repertorio fotografico, ma c’è da rilevare che oggi i diritti per la riproduzione fotografica hanno raggiunto costi inaccessibili per la maggior parte degli editori. In questo caso, tale oggettivo ostacolo è stato risolto nel modo migliore. È un libro pieno di sorprese che investiga il tema della maschera fin dalle origini, quando il suo uso era prettamente magico ed apotropaico, per poi addentrarsi nelle maschere del teatro antico, in quelle della commedia dell’arte, fino a giungere agli apparati contemporanei. La peculiarità del testo è dovuta alla contemporanea presenza di elementi storici, antropologici e letterari e di conoscenze tecnico-esecutive. Ciò si deve alla circostanza che il Maestro Flammia da oltre cinquant’anni si dedica ai manufatti in cartapesta e stoffa. È stato restauratore di apparati antichi, dai Gigli di Nola ai Presepi Napoletani (Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma). Si è dedicato alle scenografie anche per la televisione italiana. Profondo conoscitore della cartapesta ha dedicato a questo materiale studi approfonditi che sono stati fissati in pubblicazioni: Storia dell’arte della cartapesta: la tecnica universale (Roma, 2011) ampliato in Storia dell’arte della cartapesta (Roma 2017, con prefazione di Claudio Strinati). Ma anche alla maschera di stoffa aveva dedicato libri: Maschere di stoffa, di fero. Mito materia e ragione (Roma, 1996) e Fare cartapesta e scultura in stoffa (Roma, 2014). In quest’ultimo libro, Luciano Mariti, professore ordinario di Discipline dello Spettacolo, che ha scritto sia la prefazione sia la postfazione, così scrive: «Conosciamo ancora poco la maschera…Si capisce allora quanto prezioso sia il lavoro di Ezio Flammia che, ormai da mezzo secolo, si interroga concretamente sui materiali e le metodologie esecutive, sui procedimenti variamente adottati nei vari periodi storici e nelle sperimentazioni moderne. Ipotesi di Flammia…interessanti, innovative, concretamente fondate, e potrebbero aprire nuovi studi.» Già, perché delle maschere antiche, vista la peculiarità del materiale, non è rimasto nulla, salvo le immagini su vasi o altri reperti archeologici, pertanto di particolare interesse sono proprio le ipotesi formulate da Flammia su come gli antichi le realizzassero.